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Gaeta, Linguaglossa e Mazara del Vallo legate dai dipinti mariani del Conca.

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Lo studio in un libro di Aldo Lisetti e Lidia Scuderi.

“La Madre del Signore nei dipinti di Sebastiano Conca di Gaeta a Linguaglossa e Mazara del Vallo”: è questo il titolo del recente lavoro dato alle stampe da Aldo Lisetti e Lida Scuderi, per l’Editore Pasquale D’Arco, con presentazione di mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale, e prefazione di don Orazio Barbarino.

“Non un libro qualsiasi – spiega quest’ultimo – ma il succoso frutto di provvidenziali convergenze” con cui i due autori hanno potuto “far emergere, dal profondo dei loro cuori, tesori nascosti, emozioni, volti, ricordi, suoni, parole”. Una sorta di viaggio, insomma, “tracciato sulla mappa geografica del cuore”, il cui filo conduttore è rappresentato dall’immagine sacra della Madonna del Rosario (o del Paradiso) del pittore di Gaeta Sebastiano Conca (1680-1764), le cui opere sono presenti in diverse città del mondo, da New York a Parigi, da Stoccolma a Praga. Gli autori si soffermano su “La Madonna del Rosario” di Linguaglossa, il dipinto che ritrae la Madre di Dio tra San Domenico e Santa Caterina, affisso nella chiesa del convento di San Tommaso d’Aquino nella città metropolitana di Catania. Si tratta di un olio su tela nel quale la Vergine viene rappresentata con un manto azzurro e la corona del Rosario tra le mani sicuramente realizzato prima della pala raffigurante la Madonna fra gli stessi due Santi, collocata nella Confraternita del Santo Rosario di Gaeta. Ma la vera notizia è che, nel 2012, mentre erano in corso approfondite ricerche in terra sicula, legate proprio agli argomenti di questo volume, è stato rivenuto dal generale Lisetti un altro quadro del Conca, “mai citato nelle biografie del grande pittore”: la Madonna del Paradiso, situato nell’omonimo santuario di Mazara del Vallo, provincia di Trapani. Se, nell’imminenza del rinvenimento, si arrivò a parlare di un “gemellaggio fra Gaeta e Mazara del Vallo”, col passare del tempo la proposta sembra essere finita nel dimenticatoio. Peccato, perché la promozione del gemellaggio, avrebbe portato allo scambio di visite, studi e convegni su Sebastiano Conca che, fra l’altro, molti ancora si ostinano a ritenere morto a Napoli, nonostante il ritrovamento, nel 1980, ad opera del ricercatore e appassionato di storia Antonio Cervone, dell’Atto di morte del Conca che avrebbe dovuto mettere fine alla “diatriba di supposizioni, ipotesi e polemiche tra storici e studiosi”. Il prezioso documento, attestante che il trapasso avvenne a Gaeta il primo settembre 1764, era conservato tra le carte parrocchiali di una chiesa non più esistente dal 1809, in “un consunto registro manoscritto denominato Liber Mortuorum Ecclesiae S.ti Ludovici Caietae 1694”, custodito nella Cattedrale di Sant’Erasmo.

Sarebbe opportuno ed auspicabile riprendere e riproporre l’idea del gemellaggio artistico in nome del Conca, del suo legame con la nostra Città e in omaggio a Maria.

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a cura di: Sandra Cervone