Come nasce la passione per il Presepe?
Intervista al dott. Aldo Manzo che parteciperà alla mostra in Vaticano
“Sono contento come un ragazzino”. Questo il commento del dott. Aldo Manzo alla notizia ricevuta dal Vaticano: una sua opera parteciperà anche quest’anno alla mostra dei Presepi più significativi, provenienti da tutto il Mondo. Per la quarta volta, quindi, il dott. Manzo, noto medico residente a Gaeta, sarà tra gli artisti della rassegna che Papa Francesco passerà a benedire.
“Il mio Presepe si ispira al paragrafo 10 della Lettera Apostolica “Admirabile signum” del Santo Padre sul significato e il valore del Presepe.
Rappresenta il Pontefice che si congratula con un nonno che mostra ai nipoti la Natività.
“La prima volta ho partecipato, nelle sale del Bramante di Piazza del Popolo, ad una mostra che aveva le caratteristiche di una vera e propria gara. Arrivai terzo nella categoria “Presepi tradizionali ” con “L’adorazione dei pescatori”. Fu un’esperienza meravigliosa che ricordo con commozione.
Successivamente la Mostra venne trasferita nella Sala Pio X, in via dell’Ospedale, sempre in Vaticano. Partecipai due volte: nel 2018-2019 con “Il Presepe dei Nonni” e, nel 2019 -2020, con “L’offerta del Bambino Gesù dalla Madonna a San Giuseppe”. In quell’occasione l’emozione fu formidabile perché il Papa scese a salutarci individualmente. Indimenticabile!
Nel 2020-2021 il mio Presepe non venne accettato. Rappresentava “Il Sogno di San Giuseppe”. La motivazione fu che “mancava la sacra Famiglia”, dal momento che c’erano solo Giuseppe e Maria gravida. Giusto! Ero fuori tema.
Nel 2021- 2022, a causa della Pandemia, la mostra si tenne sotto il colonnato del Bernini, in Piazza San Pietro. Esposi un solo personaggio: Gentile da Fabriano che dipinge la sua Natività.
Ma com’è nata questa passione?
“Sarebbe una storia tutta da scrivere – risponde Aldo Manzo, sorridendo – devo ringraziare innanzitutto mio padre che, nel 1960, quando ci trasferimmo da Frosinone a Gaeta, realizzò sulla veranda della casa di Via Veneto una piccola officina dove trovavi di tutto: attrezzi, materiali e una cassetta con le terre colorate comprate a peso in un negozio in Piazza della Libertà. Terre da stemperare nell’olio di lino per farne colori. Ricordo i giocattoli in legno ideati e realizzati, ma anche le mille sperimentazioni sotto la guida di papà… Molto prima di Natale, poi, il Presepe! Il banco di prova per mettere a profitto la conoscenza di tecniche e l’uso di materiali più disparati: dai sugheri ai rami secchi raccolti d’inverno a Serapo; e i pericolosi tentativi di allestire l’illuminazione del presepe, tra corto-circuiti e qualche sfiammata del contatore elettrico”.
Grazie al tuo papà, quindi!
Non solo! Non posso non citare il maestro Antonio Cervone, (vero artista in questo campo) dal quale, con mio fratello Bruno, andavo a ripetizione di latino. Nella casa al piano terra del Palazzo Cervone, sotto Natale, eravamo anche noi con “le mani in pasta” per allestire un bellissimo presepe! Quando ripenso a quegli anni o rivedo il Palazzo Cervone di via Marconi… provo tanta nostalgia! Bei tempi!
E poi?
E poi tanti anni di blackout a causa degli impegnativi studi universitari.
Com’è rinata la passione per l’arte presepiale?
Con i miei figli… Luca e Marta hanno mostrato interesse e grandi capacità manuali che evidentemente fanno parte del loro DNA. Insieme costruimmo un grande presepe con statuine di plastica. La visita delle figliolette di un nostro carissimo amico ci indicò una direzione nuova: permettere ai più piccoli di giocare con le statuine, spostarle, avvicinarsi come per parlare, bussare alle porte delle casette… Una rivelazione circa la possibilità di variare mille volte scene e posizione delle statuine protagoniste”
Da un hobby di famiglia alla partecipazione in Vaticano. Cosa ti ha portato ad approfondire tecniche e significati?
La vera “vocazione”, se così possiamo chiamarla, arrivò anni dopo, in una bottega di Castellone, a Formia. Rimasi come rapito dai movimenti dell’artigiano che lavorava con un sottofondo musicale natalizio di Ambrogio Sparagna. Le sue mani sulla creta…e il mio desiderio di creare statuine in grado di parlarmi…
Come nasce un’installazione?
Innanzitutto raccolgo di tutto. La spiaggia di Serapo d’inverno è stata per anni il mio “negozio” preferito, grazie al mare, miniera inesauribile. Poi le intuizioni, le sensazioni, a volte voglia di realizzare qualcosa di diverso, altre lasciarsi ispirare da una lettura, un concetto filosofico, le parole del Papa…
Possiamo dire quasi una sfida? Innanzitutto con te stesso…
Un atto necessario, direi, un coinvolgimento creativo. Non so come dire… un’idea che frulla in testa, poi lascia fare tutto alle mani e… la soddisfazione di leggere negli occhi di chi guarda la stessa partecipazione emotiva.
Visualizzazioni: 1.075a cura di: Sandra Cervone