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PRESENTATE AL KOINE’ DI FORMIA LE “STORIE SCIAGURATE” DI MAX CONDREAS

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Son luce ed ombra; angelica
Farfalla o verme immondo,
Sono un caduto chèrubo
Dannato a errar sul mondo

Con questi celebri versi di Arrigo Boito, scanditi più volte nel corso della partecipatissima serata di sabato 16 settembre al Koinè, accogliente salotto culturale di Formia, lo scrittore e poeta Max Condreas ha presentato sé stesso, confermando la propria dedizione incondizionata alla Scrittura.

Nel suo secondo libro di narrativa, intitolato “Storie sciagurate. La penombra racconta”, edito da deComporre, sono ancora molto forti le tinte e assai frizzanti le atmosfere che sicuramente cattureranno i lettori, affascinati dagli inconfondibili tratti poetici dello scrittore formiano che ci ha abituati a saper leggere bellezza e desiderio tra rovine e criticità di una società spesso schiaffeggiata più dalla vita reale che dagli incubi o dai sogni intrisi di drammaticità e terrore.  Prendendo spunto da storie vere e accadimenti reali di una cronaca purtroppo sempre più accesa di macabro e di egoismi vari, Max Condreas ci aiuta insomma a smascherare la “bestia” umana, la cui durezza di cuore e di intenti, più o meno nascosti dalle buone maniere di circostanza e dalle finzioni che obbediscono a leggi innate nell’unica razza umana che tanto vorrebbe dominare il globo, facendo il bello e cattivo tempo, viene resa evidente da comportamenti e vicissitudini -a dir poco pittoreschi- di una variegata “fauna” di personaggi talmente strampalati da sembrare  improbabili. E sono proprio loro a finire, poi, per sporcarsi di quei crimini che purtroppo abbondano ai nostri giorni, in una società invano affannata a dimostrarsi perbene e senza peccato alcuno…

Lo ha spiegato molto dettagliatamente la giornalista Simona Gionta che, nell’intervista all’autore, ne ha letteralmente indagato gli intenti i quali, pur se scevri da giudizi sulle singole, efferate atrocità e immersi in pennellate goliardiche e omaggi scherzosi agli amici di sempre o ai maestri della letteratura internazionale di tutti i tempi (da Boukowski a D’Annunzio, passando per gli Scapigliati o per Lovecraft), arriva infine a scoprire “bastarda” tutta l’umanità.

Divertimento e raccapriccio, dunque, saranno di volta in volta le reazioni dei lettori, in un’alternanza di risate e dubbi sottolineati da descrizioni di paesaggi e personaggi equamente suddivise tra lirismo e assurdo…

Ecco perché la serata, con l’appropriato accompagnamento musicale del cantautore graffiante Antonello Musto e le letture di alcuni brani del libro da parte di una convincente Floriana L’Arco, ha invitato i presenti a fare proprie le convinzioni tratte da un pensiero di Iginio Ugo Tarchetti che apre il volume: “poiché i pensatori e i filosofi di tutte le epoche e di tutti i paesi parlano dei loro tempi come di tempi eccezionalmente scellerati, è logico arguire che gli uomini siano stati scellerati in ogni tempo”.

Cosa fare, dunque, per difendersi dalla scelleratezza? Restare “umani” sembra essere la lezione di Max Condres: sviscerare le criticità oggettive della società senza andare a cercare rifugio in sogni bugiardi o non fidandosi delle premonizioni di incubi all’apparenza impossibili. Serve piuttosto restare svegli e vigili perché la realtà può… riservare di peggio. E urge riprendere a dare grande valore all’amicizia visto che, più dello stesso amore, può davvero salvarci dal baratro.

Simone Lucciola nella prefazione e Salvatore Rosella in una recensione, del resto, avvertono che “dietro orchi, draghi, mostri e unicorni ideali e non, si cela l’occhio attento di un acutissimo osservatore”. Così come dietro il linguaggio colorito e spregiudicato di Max Condreas si cela la più pura ed emozionante POESIA.

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a cura di: Sandra Cervone