Giornata mondiale della Vista. Stanislao Rizzo: “l’AI in oftalmologia sta rivoluzionando cura e ricerca”
Oggi il convegno al Ministero della Salute organizzato da IAPB Italia ETS.
“L’intelligenza artificiale sta assumendo un ruolo sempre più importante sia nella ricerca oftalmologica, grazie alla sua capacità di analizzare grandi volumi di dati e fornire strumenti predittivi e diagnostici avanzati, sia nel supporto decisionale” – ha detto il professor Stanislao Rizzo, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oculistica del Policlinico A. Gemelli IRCCS e ordinario di Malattie dell’apparato visivo all’Università Cattolica – intervenuto oggi al Ministero della Salute in occasione del convegno per la Giornata Mondiale della Vista organizzato da IAPB Italia ETS, in collaborazione con Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.
L’oculistica e la salute visiva stanno vivendo un momento particolare e critico in Italia. Da una parte crescono le malattie che minacciano la vista, perché la popolazione invecchia, dall’altro si allungano le liste di attesa per le visite e gli interventi oculistici all’interno del Servizio Sanitario Nazionale – SSN, perché l’oculistica, ritenuta una disciplina non salva-vita, sta uscendo dall’orbita della sanità pubblica.
A oggi oltre 3,5 milioni di persone in Italia soffrono o sono a rischio di malattie che possono portare a ipovisione e cecità come glaucoma, retinopatia diabetica e degenerazione maculare legata all’età. “Nell’arco di dieci anni – ha fatto presente il presidente IAPB Italia ETS Mario Barbuto – gli utenti del sito IAPB Italia sono cresciuti di tre volte: da 600mila a 2,1 milioni. Questo è sì segno di un’aumentata consapevolezza, ma anche il sintomo che le domande di salute visiva non trovano risposta nella Sanità pubblica e che le persone sono spinte a cercare da sole e altrove le risposte”.
Nell’Auditorium Cosimo Piccinno del Ministero della Salute gli esperti hanno oggi discusso, in presenza delle istituzioni, temi ormai imprescindibili per l’oculistica quali l’uso e i benefici delle tecnologie avanzate in oftalmologia; applicazioni cliniche di teleoftalmologia; teleriabilitazione visiva, ruolo dell’Intelligenza Artificiale nella ricerca clinica oftalmologica, nuove tecnologie nel glaucoma.
“Alcune delle prospettive più promettenti dell’AI nella ricerca clinica oftalmologica – ha spiegato il professor Rizzo nel suo intervento dal titolo ‘L’intelligenza Artificiale nella ricerca clinica oftalmologica’ – sono nel campo della Retinopatia Diabetica (alcuni algoritmi di screening sono già approvati da FDA dal 2018), degenerazione maculare legata all’età, glaucoma. L’obiettivo principale dell’AI nella pratica clinica è sicuramente legato a una diagnosi precoce, ma anche supporto alle decisioni mediche nonché personalizzazione delle cure. Il principale bersaglio dell’AI nella ricerca clinica – ha continuato – mira a ottimizzare l’analisi dei dati di sperimentazioni cliniche per identificare più rapidamente i pazienti che rispondono meglio alle cure sperimentali. Inoltre, l’apprendimento automatico può essere utilizzato per simulare i risultati degli studi clinici, risparmiando tempo e risorse. Uno dei campi di applicazione più applicato è senza dubbio l’analisi delle immagini OCT. L’AI può rilevare anomalie strutturali minime che potrebbero sfuggire all’osservazione umana, migliorando la precisione diagnostica per malattie come l’AMD, il glaucoma e l’edema maculare. L’applicazione dell’AI è mirata anche allo studio dei biomarcatori genetici, infatti, il suo utilizzo può essere applicato anche per scoprire correlazioni tra mutazioni genetiche e malattie oculari ereditarie al fine di accelerare la scoperta di biomarcatori e potenziali bersagli terapeutici.
Non ultimo l’AI trova applicazione nella chirurgia robotica che garantirebbe una maggiore precisione negli interventi chirurgici oculari, come la chirurgia della cataratta, trapianto di cornea, chirurgia vitreo retinica. Sistemi ‘intelligenti ‘ possono guidare i robot durante le operazioni, minimizzando i rischi di complicazioni e migliorando i risultati. Tutte queste possibili applicazioni implicano alcune regolamentazioni tra cui: approvazione delle autorità sanitarie: FDA, EMA, AIFA; interpretazione dei dati: gli algoritmi di AI, soprattutto quelli basati su deep learning, possono essere delle “scatole nere”, dove è difficile interpretare come l’AI arrivi a certe conclusioni. Questo può creare difficoltà nella fiducia e nell’adozione clinica; integrazione nei flussi di lavoro: nella pratica clinica quotidiana richiede cambiamenti nei flussi di lavoro e formazione per i medici. In conclusione – ha detto – l’AI in oftalmologia sta rivoluzionando l’approccio clinico e della ricerca. Sebbene ci siano sfide da affrontare, il potenziale per migliorare l’efficienza, la precisione e l’accessibilità delle cure oftalmologiche è immenso, con la promessa di risultati migliori per i pazienti in tutto il mondo”.
“Oggi – ha elencato Barbuto -vogliamo indirizzare tre messaggi fondamentali. Alla cittadinanza mandiamo un messaggio di prevenzione: quasi tutte le malattie della vista possono essere curate o arginate se diagnosticate in tempo ma la natura asintomatica delle più gravi fa sì che molte persone siano malate senza saperlo: la visita oculistica regolare è la migliore forma di prevenzione. Su quasi 9 mila controlli oculistici gratuiti effettuati attraverso la campagna di prevenzione “Vista in Salute” in 54 città italiane, il 20 percento di quanti dichiaravano di vedere bene era affetto, invece, da un problema oculare. Alle istituzioni diciamo che l’oculistica rischia di uscire dal SSN. I tempi di attesa e la difficoltà e rigidità nelle prenotazioni delle visite specialistiche tendono a limitare gravemente il diritto alla salute visiva delle persone, in particolare di quelle più fragili e povere, con costi economici e un danno umano, ma anche di previdenza sociale altissimo. Agli attori sanitari e alle ASL sul territorio, infine, evidenziamo che attori del Terzo Settore come IAPB Italia possono ‘misurare’ buone pratiche sanitarie e che queste potrebbero essere più facili da accogliere per il settore pubblico potendo contare su dati autorevoli. È il caso del progetto ‘Vista in Salute: nuovi modelli organizzativi per la prevenzione e la diagnosi precoce oftalmica nel SSN’, finanziato dal Ministero della Salute e organizzato e redatto da IAPB Italia e CERGAS-SDA Bocconi. Secondo lo studio, l’introduzione della telemedicina per la retinografia digitale consentirebbe di ottenere fino al 130 percento in più dei pazienti diabetici che possono essere visitati o, alternativamente, un 55 percento in più di visite oftalmologiche da destinare all’abbattimento delle liste d’attesa, con meno costi da sostenere per il SSN”.
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