ALLA PRINCIPE AMEDEO SI …CRESCE INSIEME
Si è svolta oggi una conference call dal titolo. ”Insieme …per guidare la crescita dei nostri ragazzi”.
L’incontro è stato fortemente voluto dalla Dirigente Scolastica Maria Angela Rispoli a seguito del grave fatto di cronaca che ha portato all’omicidio di un ragazzo di soli diciassette anni, per non lasciare sole le famiglie, per cercare di dare un incoraggiamento, una speranza, se non una spiegazione alle domande e perplessità giunte da diversi genitori. Per questo la decisione di organizzare questa tavola rotonda con la presenza del sindaco Cosmo Mitrano e dell’Assessore alla Pubblica Istruzione Gianna Conte in rappresentanza delle istituzioni, del prof Baldassare in qualità di preparatore atletico e titolare di un’associazione sportiva frequentata da tanti ragazzi di ogni età, il Parroco Don Riccardo Pappagallo che segue la crescita spirituale degli alunni e la Dottoressa Psicologa Rosa Coccoluto che collabora con l’Istituto Principe Amedeo.
Presenti anche i genitori rappresentanti di classe e il Sig. Fabio Negro in qualità di genitore nonché Presidente del Consiglio d’Istituto e, proprio ai genitori, si è rivolta la Dirigente Scolastica sottolineando la necessità di ascoltare di più i ragazzi ed interpretare anche i loro silenzi. “Sicuramente – ha evidenziato la Preside – il distanziamento sociale ha avuto delle ripercussioni sulla crescita dei nostri bambini e ragazzi ed ha esasperato un malessere generale che si percepisce fra i giovani per ciò è necessario parlarne tutti insieme ognuno secondo le proprie competenze”. La Preside ha ringraziato tutti i partecipanti perchè, come ha sempre sostenuto, in ogni occasione,” il legame fra scuola e territorio, scuola e famiglie, scuola ed educatori è fondamentale per accompagnare la crescita dei nostri ragazzi”.
Sugli effetti della pandemia ha insistito anche il prof. Baldassare in quanto l’attività sportiva serve per scaricare le emozioni, canalizzare l’attenzione e la memoria e inculcare il rispetto delle regole, cosa che oggi non accade perché sempre più spesso i giovani fanno di tutto per trasgredire alle regole, per opporvisi e nonostante l’impegno di tutti si avverte questa difficoltà.
“I giovani parlano di scontro non di incontro, di dialogo, – ha sottolineato il professore – parlano da soli, non fra di loro e, quando ci si trova di fronte a persone che vogliono provocarci, bisogna essere più forti di loro, avere forza mentale e capire e far capire agli amici che ci vuole più coraggio ad allontanarsi da situazione violente e da persone che cercano la rissa, lo scontro per futili motivi, piuttosto che cedere alle provocazioni di chi non gioca con le nostre stesse regole.”
Sulla scia delle parole del Professore Baldassarre anche l’intervento di Don Riccardo che si è incentrato sul fatto che continuamente si registrano atti di violenza nel mondo giovanile, ma questo non deve diventare un luogo comune perché “i giovani hanno tante cose belle da dare agli altri e devono cercare sempre di vigilare sulle loro vite e non lasciarsi trascinare dall’amico di turno che non sempre è in grado di dare un consiglio utile.” Prendendo, poi, spunto dal verso “Ricorda di disobbedire perché è vietato morire” , tratto dalla canzone del cantante Ermal Meta “Vietato morire”, con cui i ragazzi della classe 2 B hanno aperto la conference call, il parroco ha consigliato di “disobbedire all’amico che esce con il coltello, con il taglierino, perché la responsabilità delle azioni è personale. Bisogna affidarsi a chi può dare consigli positivi, genitori, educatori, insegnanti per essere protagonisti della propria vita e della propria crescita in maniera responsabile e matura.
E sulla difficoltà di gestire le emozioni e di canalizzarle nella giusta direzione si espressa anche la Dottoressa Rosa Coccoluto sostenendo che “l’adolescenza è un momento di transizione a livello fisico, comportamentale, sociale e, quindi, il modo degli adolescenti è un mondo complesso e, in questo momento storico, assume forme esasperate, in quanto la mancanza di contatto, di vicinanza fisica ha tolto la normalità della vita, ha tolto ai ragazzi la possibilità di ascoltare e farsi ascoltare. Dobbiamo rispettare questi cambiamenti e cercare di comprenderli, perché non tutti sono in grado di reagire correttamente alle difficoltà che incontrano.
Non tutti hanno la capacità di vedere nell’altro una persona, non hanno la consapevolezza delle conseguenze che possono derivare da una leggerezza o da una bravata – ha continuato la psicologa – perché i giovani vivono in un mondo virtuale e distante dalla realtà. Si sentono soli, in dovere di esercitare il loro potere in maniera violenta perché viene meno la capacità di comprendere i bisogni dell’altro e, quindi, capita anche di vedere ragazzi che invece di reagire positivamente ad una situazione drammatica fanno a gara per immortalare, con un cellulare, la fine di una vita.
Ma questo non vale solo in casi così eclatanti, ma vale ancora di più nelle situazioni piccole, in famiglia, nelle scuole. Bisogna stare attenti alla violenza verso se stessi perché è come se attraverso questi gesti estremi i ragazzi interrompessero la loro sofferenza interiore ed emotiva passandola su un sofferenza fisica che è più facile da gestire e da esternare. A volte – ha concluso la dottoressa – sono richieste di aiuto che noi adulti non riusciamo a comprendere perché la società va veloce e facciamo fatica a starle dietro”.
Significativo anche l’intervento del Sig. Fabio Negro che ha sottolineato il ruolo della società che cerca di giustificare questi atti per nascondere le sue mancanze, ma soprattutto il ruolo dei genitori che, sempre troppo proiettati verso il futuro, dimenticano di vivere il presente con i propri figli.
La conferenza si è conclusa con i ragazzi della 2 B che hanno intonato al flauto la colonna sonora del film “La vita è bella” perché la vita è bella e va vissuta pienamente, prendendo a piene mani tutto quello che può offrire.
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