Canti di Passione nell’area del Golfo di Gaeta e delle Isole Ponziane.
Nell’area del Golfo di Gaeta e delle Isole Ponziane, come in tutto il territorio italiano, la tradizione dei canti popolari quaresimali è ancora largamente diffusa. Si tratta di un repertorio di grande intensità evocativa che descrive in maniera semplice ma commovente fatti salienti della narrazione evangelica. Sono canti che provengono da origini antiche. Conosciuti come Canti di Passione, impiegano l’italiano, il dialetto e il latino. Alcuni traggono spunto da narrazioni popolari ispirate ai vangeli apocrifi, altri da forme di drammaturgia liturgica medievale, altri ancora sono elaborazioni di racconti popolari legati a personaggi evangelici. La loro esecuzione è affidata sempre a gruppi di cantori numerosi che possono far parte sia di organizzazioni religiose penitenziali, come le Confraternite, che di ensamble spontanei. A differenza di altre forme di canti religiosi popolari,(come ad esempio quelli legati al ciclo dell’Avvento e delle feste dei santi patroni che si caratterizzano nell’impiego di singoli cantori solisti, talvolta accompagnati da piccoli gruppi strumentali,) i canti di Passione devono essere sempre eseguiti in forma collettiva. Durante il periodo quaresimale nella nostra tradizione popolare il cantare insieme (sia all’unisono che in forma polifonica) rafforza il valore simbolico della devozione di ogni singolo cantore che “ricerca” la sua voce nelle voci degli altri cantori che ha vicino. Grazie all’azione del canto collettivo la comunità ritrova il proprio senso spirituale comune e rafforza quei valori simbolici che caratterizzano la narrazione evangelica quaresimale.
Le celebrazioni liturgiche della Settimana santa nell’area del Golfo di Gaeta e felle Isole Ponziane rappresentano un momento di profonda devozione e pietà popolare ancora fortemente radicata in tutti i centri del territorio. La partecipazione dei fedeli alle Processioni del Cristo morto è dovunque molto intensa e ogni comunità si caratterizza per forme cerimoniali particolari. Un sentimento di mestizia e misericordia attraversa tutte le funzioni processionali. In alcune un ruolo importante è rappresentato dalla presenza di antiche Confraternite che con i loro costumi e oggetti rituali tipici caratterizzano lo svolgersi delle Processioni che attraversano tutti i caratteristici luoghi dei centri storici. Di grande rilievo sono le Confraternite del Rosario e di San Francesco di Gaeta e quella del Madonna del Carmine di Maranola. Le punte più alte di questo tipo di manifestazioni spirituali hanno luogo durante le processioni del Venerdì Santo dove il clima di sincera devozione popolare è esaltato anche dalla partecipazione di numerosi gruppi di donne che in forma corale intonano antichi canti penitenziali. Fra questi i più originali sono quelli conosciuti come L’Orologio della Passione, che racconta le ultime ventiquattro ore della vita del Nazareno ancora largamente conosciuta e cantata a Castelforte, e La Morte di Gesù Maria s’affanna, che ricorda nelle varie trasposizioni dialettali alcuni passi dello Stabat Mater di Jacopone da Todi intonata durante le processioni di Trivio e Maranola. Anche in questo genere di canti, che impiegano sia testi letterari antichi che dialettali, la modalità esecutiva è collettiva e di grande intensità drammaturgica. Spesso durante tutto il percorso i gruppi femminili cantano ognuna sottobraccio all’altra. Alcune camminano scalze con grandi ceri in mano e vengono sostenute lungo il tragitto da “consorelle” che si alternano nell’esecuzione delle forme iterative antifonali come quelle tipiche di alcune canzoncine spirituali settecentesche attribuite a sant’Alfonso Maria dei Liguori. Fra queste le più conosciute nel territorio sono Gesù mio con dure funi, O fieri flagelli.
Qui di seguito riportiamo la trascrizione di alcuni testi di “Canti di Passione” fra i più interessanti fra quelli ancora largamente in uso nel territorio del Golfo di Gaeta durante il periodo quaresimale
L’orologio della Passione
(canto tipico di Castelforte)
E nncora te notte e Dio ne te fa glio segno
faceva la cena Gesù miserero
mentre Gesù la cena iva facenno
la sua morte se iva preparenno
alle ddì ora, gli lavero gli pieti
alle tre ora glio ntutto prelichero
Alle quatt’ora glio commenechero
alle cinco mezzo agli’orto se ne andava
Alle sei ora, gl’angelo calava
glio combatteva glio giusto vero Dio
Alle sett’ora no schiaffi fui schiaffato
Alle ott’ora fui ‘ntutto male trattato
Alle nov’ora da russo fui vestito
e Gesù Cristo ta pazzo fui pigliato
Alle dieci ora glio mise carcerato
come fosse peccato fui combattuto
Alle undic’jora in casa te Pilato
alle dotici a na colonna fui abbattuto
Alle tritici ora ta russo fui vestuto
da tanta Farasei fui schiaffeggiato
Spina pungente comme a malefattore
se’ ncoronato alle quattordici ore
Alle quinticiore sentiva no gran romore
faceveno crocifisso chigli abbrei
Alle sitici ora la truppa arrivava
Gesù co’ le sue mani ci s’arrendeva
Licenziato alle diciassett’ora
è morto e n’ereno sazi chigli abbrei
Alle diciott’ora no regno te croce
perdona chi peccava l’eterna croce
Alle diciannov’ora calava glio patre dolci
calava perdonava gli suoi tiranni
Alle vint’ora Maria co tanto affetto
mamma pe’ figlio te lasso Giovanni
Alle vint’uno l’acqua domantero
cacci cito e fele stemperero
Alle vintitue ci fui schiovato ta croci
e ‘mbraccio alla sua mamma fui portato
Alle vintitre’ ora sa miso in passione
e morto aglio sebbuleco glio portero
Fu seppellito alle vintiquatt’ora
Maria ci rimaneva co’ gran dolore.
Siete devoti voi te la croci
a piange co’ Maria non tè più voci
Sonate campanelle tutte quante
che Gesù Cristo è muorto a 33 anni
Questa razzione che noi abbiamo cantato
alla passione te Cristo, sia rappresentata
Chi la tici e chi se la va’ imparenno
acquista le sante indulgenze e ammenne.
La Maddalena
(canto tipico di Castelforte)
L’aria se scura glio maro
se turba se chiuteno le porte
glio figlio te Maria in croce è morto
glio figlio te Maria, in croce è morto
E la Maddalena co’ gli capelli sciuoti
dicenno maro a me ca io gl’aggio perduto
dicenno maro a me ca io gl’aggio perduto
E voi Giovanni fratello mio caro
consola chella mamma
oi che sospira consola chella mamma
oi che sospira consola chella mamma
E la Maddalena ecco voi parfiti giutei
che tratitori siete che tanti strazi aglio mio figlio date
che tratitori siete che tanti strazi aglio mio figlio date
Gesù Moribondo
(canto tipico di Castelforte)
E quanno Gesù fui moribondo
e Maria meza morta iva chiagnenno
E’ quanto è beglio glio pianto te la Maronna
quanno se vete glio figlio moribonto
E’ figlio te mamma
e che male t’ha fatto
sto figlio giaconto
E ce la misero na gran funi’nganna
così miso ce glio mette a nna colonna.
E voi Giovanni te sia raccomantata la mia mamma
e te sia raccomantata, tanto accorta
Reggina te glio cielo fia alla morte
E l’aria se scura e glio mare se turba
e more Gesune giusto a vintin’ora
Piangete sorelle piangete su su
la morte crudele del caro Gesù
Morte di Gesù Maria s’affanna
(canto tipico di Maranola)
La morte di Gesù Maria s’affanna
Cristo fu flagellato a na colonna
Ce fu abbattuto da cento tiranni
Giuda che lo tradeva non se lo sonna
Vide che pianto che fa la Madonna
corre Giovanni a consolare Maria
Giovanni mio p’quante amore ti porto
trovate lo mio figlio vivo o morto
O vivo o morto noi lo troveremo
la strada ca hanno fatto noi faremo,
Quanne ci simmo pe’ le gran cittane
ce le ittamme le nostre lente voci
Ce le ittamme le nostre lente voci
Cristo da jaute parte ce rispose
O figlio figlio prima ca perite
te so’ venute nu poco a ritrovane
O figlio che puzz’esse beneditto
da cheste parte ‘nce so stata mai
Da cheste parte ‘nce so stata mai
nun saccio nì cisterne nì funtane
Te la putesse la testa ‘nghinare
la mano a mmocca te vorria calare
O pure te sentesse la Maddalena
Co’ le lacrime soie t’addefreschere
E lo sentirno i cani Giudei
facerno na mescolanza acito e fele
E figlio mio me ne voglio ire
qual’ è la strada c’aggia da pigliane
Mammà piglia la strada degl’ affocile
e prega chi è rimaste in caritane,
E le tre chiovele c’hanno da fane
e le facessero piccole e ben sottile
Ca le facessero piccole e ben sottile
c’hanna da trapassà carne gentile
Che le facessero piccole e ben quadrate
ca c’hanna trapassà carne e costate
e Giuda che ce steva allo presente
tre vonze e mezzo d’acciaio nun ci manca niente
Maria quanne sentiva quella nova
sùbbete venne meno di parola
Maria quanne senteva quella novella
sirò la retta e cadde a facci ‘nterra
Passò Gesù e disse o Madre mia
vado alla morte e tu pacienza n’hai
O figlio ca te scassono le vene
ca t’aggio perso agli anni trentatrene,
Trentatreanni lo Cristo aspetto
senza avere n’ora de conforto
Gliu Pataterno gli dunai la ‘nferta
co na corona de spine croce e morte
e venne Anna Giuseppe sposo e Maria s’affanna
e così sia la prima sposa ‘ncielo fu Maria
Gesù Mio
(canto attribuito a Sant’Alfonso Maria dei Liguori)
Gesù mio con dure funi come reo chi ti legò?
Sono stati i miei peccati Gesù mio perdon pietà (rit)
Gesù mio la bella faccia chi crudele ti schiaffeggiò? (rit)
Gesù mio le sacre membra chi spietato ti flagellò? (rit)
Gesù mio la nobil fronte chi di spine ti coronò? (rit)
Gesù mio sulle tue spalle chi la croce ti caricò? (rit)
Gesù mio le sacre mani chi con i chiodi ti trapassò? (rit)
Gesù mio gli stanchi piedi chi alla croce ti inchiodò? (rit)
Gesù mio l’amante cuore chi con la lancia ti trapassò? (rit)
O Maria il tuo bel figlio chi l’uccise e lo straziò? (rit)
O Fieri Flagelli
(canto attribuito a Sant’Alfonso Maria dei Liguori)
O fieri flagelli che al mio buon Signore che le carni squarciaste con tanto dolore
Non date più pene al caro mio bene non più tormentate l’amato Gesù
ferite quest’alma quest’alma ferite ferite quest’alma che causa ne fu (Rit)
O spine crudeli che al mio buon Signore la testa pungeste con tanto dolore (Rit)
O chiodi spietati che al mio buon Signore le mani piagaste con tanto dolore (Rit)
O lancia tiranna che al mio buon Signore il fianco trafiggi con tanto furore (Rit)
Ti bastan le pene già date al mio bene trafiggi quest’alma che causa ne fu (Rit)
a cura di: Distretto Turistico del Golfo di Gaeta ed Isole Ponziane