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Ecco il decimo libro di Maria Letizia Gangemi (deComporre Edizioni)

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È uscita oggi, per deComporre Edizioni, la raccolta poetica AL BORDO D’ANGOLO DELLE LENZUOLA di Maria Letizia Gangemi. Un insieme di poesie di un’autrice umbra residente a Taranto che, già attivista di Amnesty International, si occupa oggi di una forma di volontariato molto particolare: presta la propria voce per la realizzazione di audiolibri per  l’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti.

Con questo libro, sulla cui copertina campeggia la foto dell’artista Marcello Della Rena, l’autrice raggiunge la sua decima pubblicazione, a riprova della grande passione per la Poesia oltre che per la pittura, la fotografia, il nuoto. Tra le sue opere anche racconti e romanzi, Ha anche un blog in cui racconta e mescola tutte le sue passioni: www.cromatichevisioni.blogspot.com.

“Al bordo d’angolo delle lenzuola -si legge nella Prefazione- propone vere e proprie cartoline in versi, ricamate sulla trapunta dell’oggi, percorsi tra quotidiano e sogno, tra ciò che è realtà e ciò che può dirsi onirico, tra mescolanza di sensi e ricordi, di attese e svolte di vita, pensieri e strategie”. Non manca l’ironia e nemmeno la speranza legata alla maturata consapevolezza del valore della Vita e dell’Amore. Il libro si può ordinare scrivendo a: redazione.decomporre@tiscali.it. A Gaeta si può richiedere presso la libreria Alges.

Notte andalusa
Zagare e agrifoglio
spargono il profumo
la chitarra canta
il suo brioso suono,
il chiostro moresco
s’inonda di versi
e l’anima andalusa
vibra la sua canzone d’amore.
I dormienti
Albe depresse cercano chiarore
nei fumi combusti innalzati al cielo
voci strozzate chiuse in gola
si perdono nell’urlo di ambulanze
all’inferno dirette.
Notti di piena luna
l’anima mundi si riavvolge
nei sogni sfatti, corpi nel letto
raggomitolati.
Chi guida le sorti
di questa umanità scorata?
Abbiamo barattato vita
contro paura della morte
maschere di un carnevale tragico
imbavagliate, senza più occhi.
L’hanno detto i soloni,
basta chiudersi in casa
rinunciare ad abbracci e amore
tanto resta di noi un pugno vuoto
molli statue di cera
adagiate ormai nella sonnolenza
d’un rifugio stanco.
La staffetta
Ci vuole un progetto all’alba
per schiodarsi dai sogni
tuffare la testa nel tran-tran
dell’abitudine al dolore
e farsi tingere le pupille
dal giallo delle margherite
così quando fuori piove
resta il colore, dentro.
Ci vuole la staffetta
per correr nella vita
così quando non reggi il peso
e i piedi sono stanchi
e pure il cuore
passi il testimone.
Forse la corsa può continuare
in rinnovata compagnia
sotto mentite spoglie.
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