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I Magi e i canti della Stella

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I Magi e i canti della Stella
a cura di Ambrogio Sparagna

Una parte rilevante del repertorio dei canti della Chiarastella è dedicata alla narrazione del viaggio e dell’adorazione dei Re Magi alla grotta di Betlemme. Nella descrizione dei personaggi i canti sono ricchi di particolari descrittivi intorno alle figure di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, raffigurati così come nelle rappresentazioni presepiali, con abiti ricchi e sfarzosi mentre recano i tre doni. Le figure dei Re Magi sono riportate da Matteo nel suo Vangelo e nei vangeli apocrifi , in particolare nel Vangelo Armeno dell’Infanzia, dove vengono menzionati i loro nomi, Melkor, Gaspar e Balthasar definiti come sacerdoti persiani. Secondo la tradizione i tre Re Magi rappresentano le tre popolazioni all’epoca conosciute: quella africana, l’ europea e l’ asiatica. Melchiorre viene dall’Asia, ha le sembianze di un anziano con la barba lunga e porta l’incenso a ricordo della divinità di Gesù. Gaspare è il più giovane, viene dalle terre dell’Europa e trasporta l’oro, il simbolo della regalità. Baldassarre, infine, ha la pelle di colore scuro perché viene dall’Africa e reca la mirra (usata per l’ imbalsamazione) quasi a predire la futura morte di Cristo. Nei rituali eseguiti durante la notte tra il 5 e il 6 di gennaio i magi vengono descritti come figure capaci di leggere gli astri. Avendo intuito nella stella cometa il simbolo dell’avvento sulla terra del Figlio di Dio si mettono in viaggio per rendergli omaggio.

La tradizione popolare italiana è ricca di esempi di canti che narrano il viaggio dei Magi. Fra questi spicca il repertorio delle Pasquelle caratterizzato da i tipici canti di questua che accompagnavano i rituali dell’Epifania eseguiti nella notte del 5 e l’alba del 6 gennaio da compagnie di cantori e musicisti tradizionali. Un tempo nel Lazio questa tradizione era ampiamente diffusa in tutto il territorio. Attualmente il canto della Pasquella è ancora vivo nell’area dei Castelli romani e in particolare nel territorio di Velletri.

La versione qui riportata è tratta da uno dei libretti di canti popolari italiani pubblicati da Giovanni Giannini tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento che ebbero un’ampia diffusione in tutto il territorio nazionale diventando la base di varie versioni dialettali.

I Magi
Bona sera salutiamo tutti quanti in allegria
il Signore pace vi dia che noi desideriamo
Se vi piace canteremo di Gesù l’Epifania
ognuno attento sia che il principio noi daremo
Oggi un Bambino c’è nato da Maria vergine e madre
figlio al Padre divino che in terra volle incarnarsi
Fu dal Padre a noi mandato per divino decreto eterno
per salvarci dall’inferno ed aprirci il cielo serrato

E nell’inverno e nel rigore in un’umile capannella
da una verginella nacque il Redentore
Ecco dall’oriente una stella luminosa
mai al mondo cosa così bella e risplendente
Fu veduta in quel confino dai Re Magi con stupore
è nato il Re divino disse ognuno al proprio cuore
E così con grande prestezza i magi si misero in viaggio
della stella il vago raggio seguirono con allegrezza

Quella stella mai non falla li precede nel cammino
dove stà Gesù Bambino si ferma sopra una stalla
Nel mirare quella bellezza una gioia nel cielo s’alzava
in una grotta la gente correva con il cuore di grande allegrezza
E all’interno di quella capanna un bambino vezzoso gli appare
fanno un umile inchino salutano Gesù Bambino
Co’ Giuseppe e la madre Maria sempre a terra inginocchiati
con affetto e venerazione cantano la ninna nanna

I tre doni che hanno portato ognuno è dono fatale
oro, mirra e incenso come  Re, come Dio immenso
Fatta poi l’adorazione con profonda riverenza
da Maria hanno licenza la santa benedizione
Terminiamo i nostri detti è arrivata la conclusione
questo dice la tradizione una gioia il cielo ci ha dato
Ora siamo di partenza diamo fine ai nostri canti
ringraziamo tutti quanti con profonda riverenza

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