La Sacra Rappresentazione della Passione di Gesù Cristo di Nazaret a Gaeta martedì 4 Aprile 2023, nel segno della Pace
Quando la prima Luna primaverile, Diva Selene dai pallidi lumi, è al culmine della sua pienezza ed il vermiglio anemone, sacro al misterioso nume Adone risorgente, tinge di porpora i nostri prati, è segno che siamo presso la Pasqua che, per Gaeta, significa rinnovare l’ormai classico appuntamento con la “Sacra Rappresentazione della Passione e Morte di Gesù Cristo di Nazaret”. In veste radicalmente aggiornata negli “interpreti” e nella sceneggiatura, la manifestazione si tiene il 4 Aprile 2023, presso gli Spaltoni di Monte Orlando, con inizio alle ore 19,45. Curata dall’Associazione Antares di Gaeta, presieduta dal Prof. Nicola Di Tucci, con la collaborazione dell’Associazione “Sogni e Spade Gaeta”, la manifestazione si vuole confermare nel solco di quelle forme di religiosità popolare in cui la comunità esprime, con gesti e parole, il suo bisogno di spiritualità. Ancora una volta evidenziamo la provvidenziale coincidenza del “palcoscenico a cielo aperto” (tali saranno, in quella serata gli Spaltoni) posto nel limitrofo Santuario della Trinità-Montagna Spaccata serbante “la sottostante Edicola, ove del Cristo la morte piange il flutto rumoreggiante nel triplice squarcio della rupe” (D. Salvatore Buonomo-“Mausoleo di Planco”): qui ogni persona, stando spiritualmente accanto a Maria la Madre Dolente e guardando “l’Uomo della Croce”, può riflettere sul senso del dolore e dell’amore, quello autentico, che si fa dono per i fratelli nella offerta della propria vita, sulla misura salvifica del fatale istante in cui “lento declinando la testa, il suo lamento supremo dava con dolor verace il Rabbi Crocifisso, un’efficace pietà del morto Dio dal fondamento la Rupe scisse” (da “La Roccia discoscesa-liriche” di Mons. Salvatore Buonomo), rupe orrida e ardita che caratterizza Monte Orlando “la montagna immersa nel mare, la nave di pietra intorno al quale indugiò Ulisse, il colle meraviglioso su cui il romano Lucio Munazio Planco costruì il suo meraviglioso Mausoleo, la montagna che, contro ogni legge naturale, spaccò in due una delle falde alla morte di Cristo” (Dante Pignatiello, Il Mattino, 7/12/55). A tal proposito richiamiamo il gentile lettore a notare la simpatica corrispondenza tra il “Volto dell’Uomo della Sindone” e l’accenno di Viso, singolare frutto dell’attività carsica, affiorante nella Grotta del Turco, parte integrante dello stesso Santuario della Trinità. D. Alberto Giordano, nel suo libro sulle grotte gaetane osserva come, nel suddetto sito, “alla bagnasciuga verso il lato sinistro, guardando l’interno dopo un rialzo di roccia all’altezza di tre metri, si nota una sporgenza a mò di altarino e al di sopra di essa si può intravedere, impressa nella parete, una faccia che può rassomigliare a quella dell’Ecce Homo. Dai buchi che appaiono come i due suoi occhi, sgorgano quasi continuamente delle stille d’acqua, per cui si può interpretare che il Volto di Cristo sia sempre piangente per i peccati e gli scandali (…). Non siamo soli ad affermare questo perché vecchi nostri pescatori, passando nelle adiacenze della grotta, non potevano fare a meno di ricordare quella faccia e segnarsi col segno della Croce”. Devota e bella fantasia popolare che decifra le cause naturali, certo, però tenendo presente il” momento in cui tutti gli sguardi sono fissi su di lui e in cui egli stesso posa il proprio su miriadi innumerevoli, mantenendo i suoi occhi sempre fissi in una posizione immutabile, ognuno ha l’impressione di essere visto da lui, di godere della sua conversazione e di essere abbracciato da lui, di modo che nessuno possa lamentarsi di essere negletto” (Simeone nuovo teologo, Ethique III, 325-330).
La Sacra Rappresentazione della Passione non è solo mera recita, dunque, ma contemplazione che si traduce in solidale azione verso gli ultimi, così come vuole il Cristo trafitto che, ad ognuno, sembra ripetere “Non scendo dalla Croce fino a quando sopra ci spasimano i miei fratelli, fino a quando per staccarmi non si uniranno tutti gli uomini” (Fulton J. Sheen). Questa è la Pace!,di cui oggi abbiamo tanto bisogno: quando noi sappiamo coniugare le giuste istanze di libertà e di democrazia con l’essere aperti alla riconciliazione, alla condivisione fraterna, specie degli “ultimi”, le cui storie ed esperienze di abbandono ed umiliazioni sono, in un certo qual modo, come riverbero sinistro ed amaro del dramma del Golgota. Questo ormai classico appuntamento pasquale che, per qualità e partecipazione massiva, onora Gaeta e la sua cultura da lustri, vuole farsi testimone di Pace e moderno Kerigma per riproporre, dentro una realtà sociale confusa, il Vangelo di Salvezza di Gesù Cristo. E’ augurabile che questa bella manifestazione venga sempre meglio sostenuta concretamente dai diversi dai diversi organi competenti: lo merita non solo in ragione del ruolo essenziale che ricopre nel contesto delle iniziative cultuali di Gaeta e del suo comprensorio, ma perché, soprattutto, a ciascuno di noi, ci invita a essere testimoni di Gesù Morto e Risorto, esortandoci “Va per il mondo e dì a tutti coloro che incontrerai che c’è un uomo che aspetta inchiodato sulla croce” (Fulton J. Sheen), per riconciliarci autenticamente con Dio Padre ed il prossimo che ci passa accanto.
Visualizzazioni: 415a cura di: Francesco Del Pozzone