Lettera dal “prima” di Valentina Ferraiuolo
Stilato l’ultimo decreto per il RILANCIO, “ripresa e ripartenza” sono parole che coinvolgono tutti…o quasi.
Sono una musicista, faccio questo LAVORO da 27 anni, prima lo studio, la gavetta, poi, da 12 anni, apro la mia Partita IVA che, oltre a dare dignità alla mia professione, garantisce allo Stato di percepire la mia fetta di tasse, mi pare giusto! Da fine febbraio cominciano a vacillare le prime date, i primi concerti che verranno cancellati, uno ad uno nell’arco di qualche giorno sino ad arrivare al 6 marzo con un “prima”, fatto di salti mortali per reggere la baracca, sia chiaro, fatto di creatività a tutti i costi, di andirivieni tra un paese e l’altro, una scuola e l’altra, un seminario qui, un concerto lì, e devi stare sempre sul pezzo, sempre una spanna avanti, devi essere brillante, originale, comunicativo, preparato, titolato, allenato…devi mandare avanti la famiglia ma essere pronto a lasciarla a casa anche per giorni e settimane se l’unica data o l’unico momento di semplice visibilità, perchè noi ci nutriamo anche di quella, sia chiaro, è dall’altro capo del mondo…ebbene, un “prima” in cui ti prepari a raccogliere la semina di un altro anno di lavoro nel nostro meraviglioso e maledetto campo, che abbiamo curato, arato, concimato, lo abbiamo irrigato e non ci siamo mai tirati indietro su quante ore ci si lavorava un giorno…anche tutte e 24, “varranno per i giorni bui, per l’inverno lungo, per la scuola che non ti chiama o per la data che salta”…va bene, purchè si LAVORI e si portino avanti i progetti, i sogni da realizzare, i sogni da condividere e da regalare a chi, tempo per sognare non ne ha.
Un “prima” in cui il nostro far divertire era il divertimento stesso di fare un LAVORO straordinario seppur faticoso, e un “dopo”.
Per almeno il primo mese, quel “dopo” è stato come un forte abbraccio in cui ci siamo sentiti di stringerci, tutti, dal parrucchiere all’attore, dal macellaio al ristoratore, dal pizzaiolo all’imprenditore, dall’impiegato al musicista…tutti, tutti pari davanti a qualcosa di più grande di noi, a un’urgenza collettiva in cui “ognuno metta ciò che può” per il bene comune, compreso il mettersi da parte. Ecco, noi musicisti, operatori dello spettacolo, siamo stati i primissimi a metterci da parte, e al tempo stesso restare al servizio degli altri, perchè nutrire l’anima e curarla e difenderla dalla paura fa pure parte del nostro LAVORO. Così, la musica dai balconi, dalle nostre case, il nostro senso del dovere è andato oltre la remunerazione, abbiamo continuato a produrre arte, ognuno come ha potuto, e a rendere meno sconfortante un momento tanto difficile, abbiamo continuato a divertire e ad appassionare il pubblico …immaginate questa quarantena senza la musica, senza il cinema! Immaginatevi a casa, immersi solo nei vostri pensieri e paure da gestire.
Siamo stati bravi! Non eroi, quelli sono stati altri, sono altri, i medici, infermieri, gli operatori sanitari sono i nostri angeli custodi che hanno curato il corpo…e li ringrazio, ma noi, noi che abbiamo curato e curiamo l’anima, siamo stati bravi!
Oggi ci ha lasciati un grande curatore di anime, un vero testimone di quanto l’arte sia vita e la vita sia l’espressione più sincera dell’arte. Ezio Bosso ci lascia e mi scaraventa in questa irrefrenabile necessità di sfogo, perchè so che non potrà uscire al sole, non potrà abbracciare un albero e non potrà più parlare al mio cuore quando sarà stanco. La magia della musica…
Oggi vivo quel “dopo” in cui sembra che ce la stiamo facendo, per molti ce l’abbiamo già fatta a uscirne, a rimettere in piedi la baracca e ripartire, aiutati dalla speranza e dalla voglia di lavorare per un “rilancio”…bene, tutto a posto mi pare, no?
No, non è tutto a posto per niente!
Usciti da quell’abbraccio collettivo, ognuno sta cercando di rialzare la propria saracinesca, e non siamo più tutti pari, non più tutti dalla stessa parte perchè se dopo due mesi e mezzo, ci chiedete ancora di farvi divertire e appassionare senza realmente dirci parole di conforto e senza darci la possibilità di alzare la nostra saracinesca, ma usando due paroline bellissime e che in effetti rendono chiaro il nostro lavoro quale sia ma senza poi riempirle di contenuti e senza farci sentire nel “dopo” di tutti i lavoratori e cittadini italiani, allora dovete sapere che ogni giorno che passa, è un giorno in cui un artista muore, in cui un sogno non ha fatto volare alto chissà quanti “dormienti”, in cui ci rubate la speranza.
Trovo sia giusto che, dal 18 maggio, sia data anche a noi, operatori dello spettacolo, un “dopo”, la possibilità di organizzarci, rispettando tutte le regole e le precauzioni dettate dalle norme di sicurezza anti covid-19, perchè abbiamo il sacrosanto diritto a ripartire, a sperimentare una ipotesi di “rilancio”, a non far fallire la nostra azienda!
E’ giusto che il mio Comune, la mia Regione, il mio Stato, mi garantiscano il “dopo” come ripartenza collettiva, come diritto al lavoro e al sostegno garantito a tutti.
Aiutateci a non morire. Aiutateci a non uccidere la cultura di cui siamo umili servitori e con cui vogliamo continuare a divertirvi e ad appassionarvi senza sentirci licenziati da un sistema e per giunta senza “liquidazione”.
Sono una musicista, faccio questo LAVORO da 27 anni. Voglio continuare a lavorare e vivere.
Valentina Ferraiuolo
(Gaeta, 15 maggio 2020)