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Gaeta, 23 aprile 2019. Ho scritto questo libro per raccontare l’adozione attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta in prima persona, una figlia. La letteratura  sull’adozione è molto variegata e ben assortita. Ci sono manuali  scritti da esperti psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili, giuristi e assistenti sociali e molti diari scritti da genitori adottivi. Meno presenti, invece, i protagonisti principali dell’adozione: chi è adottato. Noi, adottati negli anni Ottanta, siamo cresciuti e diventati adulti. La nostra voce è la testimonianza di chi ha vissuto l’adozione sulla propria pelle, una risorsa importante per i genitori  e per coloro che si avvicinano all’adozione.

Ho scelto di raccontare la mia vita a partire dalla mia esperienza di maternità per andare poi a ritroso nel tempo e ho voluto farlo senza che psicologi o altri professionisti esprimessero alcun giudizio sulla mia storia. Il mio obiettivo è “rendere l’adozione una delle eventualità della vita” e non etichettarla come problematica.

Certo, ci sono situazioni in cui l’adozione ha innescato una serie  di dinamiche molto complesse, ma non sempre le cose vanno in  questo modo. Molti miei amici, adulti adottati, vivono una vita di  grande serenità e non sentono di aver avuto difficoltà troppo speciali nel proprio percorso di crescita.

Per me l’adozione è stata l’esperienza che mi ha permesso di diventare la figlia dei miei genitori, mamma Anna e papà Giancarlo.

È stata il mezzo che ci ha permesso di diventare una famiglia, l’opportunità più importante che mi è stata data, ma non è ciò che ci definisce. Ogni tanto mi chiedo dove sarei adesso se non avessi  avuto questa possibilità.

Crescendo ho frequentato molto il mondo adottivo; ciò mi ha  permesso di analizzare sempre con maggior consapevolezza gli  eventi salienti della mia vita, anche riconducendoli all’adozione,  da cui tutto ha avuto origine e a cui, in qualche modo, tutto torna.

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a cura di: Sara Anceschi