Omelia di S.E. Mons. Claudio Giuliodori durante le esequie del prof. Giovanni Scambia
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Caro Giovanni,
mi permetto di rivolgermi a te come ho sempre fatto in questi anni in modo semplice e diretto, profittando di quella familiarità e amicizia che hai saputo offrire a tutti coloro che ti hanno conosciuto. E sono davvero tanti! Lo abbiamo visto anche in queste giornate, dal flusso ininterrotto di persone, autorità e semplici pazienti, che sono corse a darti l’ultimo saluto. Tutti profondamente addolorati, ma soprattutto grati e riconoscenti per aver potuto godere della tua presenza, dai familiari al mondo accademico, dai ricercatori al personale sanitario e amministrativo, dagli studenti ai pazienti che hai curato, soprattutto le tante donne affette da patologie oncologiche che hai seguito con grande competenza scientifica e premurosa sensibilità umana.
Vorremmo non essere qui per darti l’estremo saluto. Siamo tutti sconvolti e increduli per la rapidità con cui un male, da te ben conosciuto e tante volte curato, ti ha rubato alla vita e sottratto al nostro affetto. Una vita, la tua, davvero straordinaria che tutti abbiamo ammirato per quanto hai saputo realizzare e di cui siamo grati a te e al Signore.
Ti ringraziamo, in primo luogo, per l’instancabile e appassionata ricerca scientifica che ha caratterizzato i tuoi studi e il tuo impegno accademico e che ti ha visto raggiungere i più alti riconoscimenti internazionali fino a contribuire in modo determinante a trasformare anche il Policlinico Gemelli in uno dei più importanti Istituti di Ricerca a livello nazionale di cui sei stato dinamico e illuminato direttore. Una ricerca però mai finalizzata a sé stessa, ma sempre orientata ad offrire le migliori e più innovative cure ai pazienti che hanno potuto trovare in te, e nella squadra che hai saputo creare, un riferimento sicuro per affrontare malattie e situazioni considerate fino a poco tempo fa inguaribili.
Così il secondo elemento che abbiamo potuto ammirare nella tua vita professionale, e di cui ti ringraziamo, è stata l’instancabile dedizione alle pazienti che sempre più numerose si sono rivolte a te e a questa istituzione sanitaria per trovare risposte alle loro complesse problematiche. Non ti sei mai sottratto alle urgenze e alle richieste, lavorando giorno e notte, e facendo tua le paure e le aspettative delle pazienti che confidavano nelle tue capacità di trovare soluzioni e di dare risposte, anche nei casi più difficili. Ogni caso una sfida a cui non ti sei mai sottratto, sviluppando una medicina personalizzata quanto mai mirata ed efficace. Il tuo prenderti cura di tutti e di ciscuno, nella ricerca delle soluzioni più innovative e appropriate, ha fatto nascere tante reti solidali che si sono tradotte anche in molteplici e straordinarie iniziative di fundraising e di sensibilizzazione culturale. “Note di Luce”, il tradizionale evento da te programmato per lunedì prossimo al all’Auditorium Parco della Musica, non è stato annullato perché questo è certamente il tuo desiderio.
Infine, ma non perché sia stato l’ultimo dei tuoi interessi ma piuttosto, penso di poter dire, il primo e più importante, la dedizione alla formazione degli studenti, degli specializzandi e dei ricercatori. In una parola la passione educativa che ha fatto fiorire attorno a te una scuola formidabile di giovani e di professionisti capaci di fare tesoro della tua sapienza e di seguirti riconoscendo in te un vero maestro di scienza e di vita. Ci lasci mentre è in corso a Roma ESGO un Congresso Mondiale sulla ginecologia oncologica con miglia di medici provenienti da tutto il mondo di cui tu e la tua scuola siete protagonisti indiscussi a livello internazionale.
Guardando a queste tue caratteristiche, richiamate in modo essenziale e certamente incompleto – chiunque dei presenti potrebbe aggiungere molto altro e in modo certamente migliore – ho immaginato quale Parola della Scrittura ti avesse ispirato e meglio potesse interpretare la tua sensibilità spirituale, dimensione non ostentata o appariscente, ma profondamente radicata in te e nel tuo animo inquieto sempre sinceramente alla ricerca della verità.
Dal libro della Sapienza ho tratto un brano che certamente avresti apprezzato e in cui probabilmente ti saresti riconosciuto perché – abbiamo letto -: «La sapienza è splendida e non sfiorisce, facilmente si lascia vedere da coloro che la amano e si lascia trovare da quelli che la cercano». Ma soprattutto penso che la tua vita sia stata illuminata e plasmata da queste parole dell’autore sacro: principio della sapienza è «il desiderio di istruzione, l’anelito per l’istruzione è amore, l’amore per lei è osservanza delle sue leggi, il rispetto delle leggi è garanzia di incorruttibilità e l’incorruttibilità rende vicini a Dio».
E ora sei vicino a Dio e puoi presentarti a lui con tutto il bagaglio di sapienza che hai saputo coltivare in questi anni della tua vita terrena, certamente troppo brevi per noi, ma assolutamente preziosi davanti a Dio perché hai servito Lui nel volto di ogni malato. Come Buon samaritano ti sei preso cura, con sapienza e intelligenza, di tanti fratelli e sorelle provati dalla malattia.
Nella tua opera si è come incarnata la pagina del Vangelo di Marco che ho voluto riproporre perché seguendo la tua vocazione ti sei fatto interprete, con la tua peculiarità e originalità, di Gesù stesso vero medico dell’anima e del corpo. Tu non hai mai speculato sulle speranze o sulla disperazione delle persone malate, ma hai sempre saputo dare risposte concrete ed efficaci. Quante donne hanno cercato rifugio e conforto sotto il mantello della tua alta professionalità e hanno trovato speranza grazie al tuo sguardo scientifico e alla tua perizia chirurgica? Gesù si è servito anche di te per dire a tante donne ancora oggi; «Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Il Signore ora ti attende in Cielo e certamente saprà ricompensarti per tutto il bene fatto. Ma oltre al Signore penso che ad attenderti ci saranno anche i nostri fondatori. P. Agostino Gemelli che riconoscerà in te un interprete geniale del “sogno della vita sua”, e cioè di aver una Facoltà di Medicina e chirurgia dove scienza e fede si incontrano ai più alti livelli. Di questo incontro, fecondo e generativo, sei stato un interprete unico e straordinario, di cui tutti siamo ammirati e orgogliosi. Ma ad accoglierti ci sarà anche la Beata Armida Barelli, perché nel tuo cuore abbiamo tutti potuto vedere e sperimentare un riflesso di quel Sacro Cuore di fronte al quale la “grande anima” dell’Ateneo amava dire: «È impossibile? Allora si farà. Sacro Cuore mi fidi di te!». Oso pensare che anche tu la mattina presto quando ti fermavi a pregare nella cappella al terzo piano non mancavi di provocare il Signore affinché ti donasse coraggio e lungimiranza per trovare nuove e più efficaci cure per le tue pazienti o per spingere il Policlinico verso nuove e inedite sfide nel campo sanitario e della ricerca scientifica.
Ti salutiamo con un grande, immenso abbraccio da parte della tua famiglia e della grande famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Policlinico Gemelli. Ci lasci una formidabile eredità che speriamo di saper custodire e sviluppare. La tua passione e la tua opera l’hai sintetizzata a novembre nel bellissimo video in cui alla fine, e ora lo comprendiamo, ci consegnavi anche il tuo testamento che non possiamo non riascoltare ancora una volta dalla tua voce:
«C’è un ultimo messaggio che voglio lasciare ai giovani che dovranno costruire il futuro della nostra scuola e della nostra clinica, ed è quello di meravigliarsi dei progressi e delle conquiste, così come mi meraviglio ancora io oggi di dove siamo arrivati.
Quando iniziai non avrei mai pensato di poter dire ad una donna con un tumore che dopo la guarigione avrebbe potuto avere un bambino, o che l’intelligenza artificiale potesse essere utile a fornire modelli predittivi di risposta alle cure, eppure oggi è così.
Per chi scriverà la nostra storia il mio augurio è di attraversare ancora tante scoperte e tante vittorie, magari con una squadra meravigliosa come la nostra, fatta di talento, passione, capacità di stare insieme, di prendersi cura delle donne, e per questo ringrazio tutti, le nostre ostetriche, gli infermieri e tutto il personale paramedico, i neonatologi, i radiologi e radioterapisti, gli anestesisti, gli psicologi, gli anatomopatologi, gli studenti e gli specializzandi, e il personale che si prende cura del reparto, e tutti coloro che migliorano il nostro lavoro e tracciano la strada verso un domani, che voglio davvero immaginare luminoso ed emozionante, per tutti noi e per tutti voi».
Grazie Giovanni. Il Signore ti dia pace.
S.E. Mons. Claudio Giuliodori
Assistente Ecclesiastico Generale
dell’Università Cattolica del Sacro Cuore