Palazzo Cervone compie 100 anni: una targa-ricordo del Comune di Gaeta
Per decenni è stato il più alto del centro di Gaeta, visibile da ogni dove, con la sua sagoma inconfondibile e la sua storia ricca di particolari. Parliamo del PALAZZO CERVONE che dal numero 11 di via Marconi, apre i suoi balconi e le sue finestre che lo fanno individuare sia dalla spiaggia di Serapo che dai belvedere di Monte Orlando e da via Atratina. Fatto costruire nel 1921 da Enrico Cervone, un commerciante di Gaeta Medioevale che voleva farne un “Grande Albergo”, con l’arrivo della Seconda guerra mondiale ospitò un rifugio per bombardamenti aerei, un’infermeria militare prima tedesca e poi degli alleati, lo stesso comando americano con uffici comunali nel primissimo dopoguerra e quindi per qualche anno la scuola elementare in attesa che venisse riscostruito il plesso Virgilio.
Alla morte di Enrico, la moglie Ersilia Agresti e i dieci figli (Salvatore – Francesco – Giuseppe – Giulia – Guido – Egidio – Renato – Emilio – Antonio – Maria), abbandonarono l’idea dell’albergo per farne civile abitazione e dotando la costruzione di un corpo aggiunto che lo ha reso così come oggi appare. Se alcuni figli vi abitarono tutto l’anno, altri lo raggiungevano nel periodo di vacanza e numerose le famiglie di inquilini che vi trovarono alloggio negli anni. Tanti cittadini ne ricordano le aule scolastiche o il refettorio, tanti altri lo raggiungevano nel pomeriggio per il doposcuola o semplicemente per giocare nel grande cortile antistante. Indimenticabili i presepi del piano terra, visitati da dicembre a febbraio da tante scolaresche con i relativi insegnanti. Nell’ampia cantina, invece, veniva ogni anno ideato il presepe che veniva poi allestito nella chiesa di San Giacomo. Tanti motivi, insomma, per celebrare questo primo centenario con una targa-ricordo che il Comune di Gaeta ha voluto far affiggere e scoprire nell’atrio del Palazzo su proposta di nipoti e pronipoti di quel commerciante così lungimirante che, avendo compreso le potenzialità turistiche della spiaggia di Serapo e di Gaeta, pensò alla realizzazione del Palazzo in un’area che aveva acquistato per il pascolo di animali e per il rifornimento di carne che del suo negozio veniva caricata sulle navi militari che giungevano al porto di Gaeta.
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