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Strage di Ardea – il racconto di Aldo Baia

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Perché non io?

È questo l’agghiacciante e terribile interrogativo che rivolge a sé stesso, ed al killer della strage di Ardea, da domenica sera Aldo Baia, il pensionato di 68 anni, responsabile della Protezione Civile di Gaeta che come ogni fine settimana raggiunge e convive alcuni giorni nel Comprensorio di Colle Romito con la sua compagna, proprietaria della villetta a schiera ubicata di fronte a quella del pluriassassino e con cui ha avuto un faccia a faccia degno di un film dell’orrore e che incrociato per primo lo sguardo con quel Andrea Pignani autore poi dell’efferato triplice omicidio, e che forse mai nessuna scienza medica in criminologia potrà mai fornire spiegazioni.

Questo omone dalla stazza e fisico imponente ci racconta: Ho aspettato solo adesso a raccontare la mia testimonianza perché ho ritenuto doveroso ed utile fornire prima agli Inquirenti una mia dichiarazione del mio incontro ravvicinato con il Killer, visto che lui appena uscito di casa a pochi metri dal suo cancelletto che dà su Viale Colle Romito, la prima persona che ha trovato sul suo tragitto per dirigersi verso il luogo della strage sono stato io.

È da domenica sera che non chiudo occhio e non riesco a darmi pace per un evento così tragico che forse se fosse iniziato dalla mia uccisione, ferimento, oppure dalla possibilità di poterlo aggredire ed avere una colluttazione con lui se intravedevo la sua intenzione di tirare fuori dal grosso borsello la pistola con cui ha poi commesso la strage, visto che mi è passato a meno di 3 metri di distanza mentre si dirigeva a compiere quei delitti, forse quei bambini e quel signore ora sarebbero ancora vivi.

Ho aiutato persone in tutto il mondo durante le mie missioni, sempre difeso i più deboli ed ora mi sento terribilmente in colpa per non aver intuito le sue intenzioni e per non aver potuto far niente per salvare quei bambini e quel signore, ho come un senso di colpa, perché se solo avessi avuto sentore di cosa andasse a fare o che avesse un’arma con sé, sicuramente avrei cercato di impedirgli anche a costo della mia vita quello che poi ha fatto. Ormai io sono vecchio la mia vita l’ho vissuta e non è giusto che invece due giovani vite e di una persona che nulla aveva a che fare con lui siano state spezzate.

Mi chiedo perché non ha iniziato a sparare prima a me, come logica di una persona che esce armato di casa per compiere una strage, dovrebbe uccidere il primo che gli capita davanti ed invece no, PERCHE’?

Alle ore 10,30 stavo uscendo la mia mia macchina dal cancello carrabile della villetta della mia compagna perché dovevo rientrare urgentemente alla mia abitazione ad Itri LT per problemi all’impianto di allarme della mia abitazione, mentre mi apprestavo a scendere dalla macchina che avevo parcheggiato all’esterno su Viale Colle Romito per riprendere alcune cose personali prima di ripartire e lasciare in giardino il nostro cagnolino, visto che in quelle ore la mia compagna non era a casa, il Pignani che già avevo notato che mi fissava dal suo balcone mentre svolgevo alcuni piccoli lavori al terrazzo di casa ed in giardino, usciva dal suo cancelletto pedonale di casa con un abbigliamento molto pesante per i 35 ° che in quelle ore si registravano all’esterno, aveva una pesante felpa scura con la zip tirata fino alla gola ed una borsa del tipo porta PC a tracolla che gli pendeva dalla spalla destra sul fianco sinistro del corpo  ed avanzava con quel suo passo militare verso di me. Il suo primo movimento appena tiratosi dietro il cancello, fu quello di toccare con la mano destra il grosso borsello a tastare nel classico gesto di che vuole essere certo di aver preso tutto prima di uscire.

Adesso invece ora mi chiedo: e se invece volesse prendere la pistola ed iniziare la sua strage da me?

E se si perché ha rinunciato?

Domande queste a cui come sopra precisato forse non avrò mai una risposta.

Mentre veniva verso di me come suo solito iniziava a fissarmi con un’aria di sfida, identica a quelli che cercano la lite in una provocazione fatta di occhiatacce, ma come in altre due precedenti occasioni (le uniche in cui ci siamo incontrati) io gli ho mostrato il mio viso imbruttito da un ghigno di chi non aveva paura di lui, a dimostrazione di non temere quel suo sguardo di sfida e come le altre due volte, ed infatti fu proprio lui ad abbassare lo sguardo e proseguire a capo chino il suo tragico ed inspiegabile cammino verso la strage, senza proferire parole o gesti minacciosi nei miei confronti.

Forse aveva avuto paura di essere sopraffatto?

Non ero io il suo obbiettivo?

Perché poi quando gli ho dato le spalle per rientrare a casa lui non è tornato indietro e non mi ha sparato alle spalle?

Forse cercava vittime più facili ed indifese?

Risposte che forse non avrò mai.

Alle ore 11 mentre uscivo dal Consorzio di Colle Romito immettendomi sulla Via Ardeatina, per fare rientro a casa udivo le prime sirene delle forze dell’ordine dirigersi a tutta velocità sul luogo della strage, ignaro di quello che era successo e di cui solo la sera quando la mia compagna è tornata a casa ho appreso in tutti i dettagli quei tragici fatti accaduti , infatti alle prime ore del mattino seguente, ho chiesto di essere ascoltato dagli Inquirenti sull’inspiegabile accaduto, di cui forse dovevo essere la prima vittima e che invece ero lì a spiegarli, con la speranza che con la mia testimonianza possano venire alla luce quelle verità che forse non conosceremo mai.

Un grazie ai Carabinieri della Stazione di Itri per la loro attenzione, sensibilità, umanità e spirito di condivisione con cui hanno raccolto la mia testimonianza e poi trasmesso agli inquirenti.

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a cura di: Aldo Baia