Il Gemelli miglior ospedale italiano per Ginecologia e Ostetricia, Gastroenterologia e Pneumologia
Intervista al Dott. Valerio Gallotta, un professionista stimato per competenza e professionalità
Il futuro delle neoplasie ginecologiche oggi è finalmente più ‘rosa’. La lettura del professor Scambia a ESMO
ASCO 2024: le novità nel campo della ginecologia oncologica commentate dagli esperti del Gemelli

Tavola Rotonda su innovazione tecnologica e radiologia interventistica

Condividi

Il 18 settembre una giornata tutta dedicata alla radiologia interventistica che sta rivoluzionando il trattamento di patologie oncologiche, vascolari e benigne con procedure mini-invasive e locoregionali. L’approccio multidisciplinare consente di personalizzare il trattamento selezionando la giusta procedura.

Tecniche all’avanguardia come embolizzazione per il trattamento del dolore da artrosi del ginocchio, embolizzazione per il trattamento di patologie benigne, procedure interventistiche in associazione a procedure chirurgiche, chemioembolizzazione e radioembolizzazione per i tumori epatici e termoablazione per tumori di fegato, polmone, rene e osso, saranno al centro della Tavola Rotonda che si terrà mercoledì 18 settembre presso la Hall del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS (piano 4) a partire dalle ore 12.00 e vedrà l’intervento di radiologi, clinici, ingegneri, associazioni di pazienti e testimonianze di pazienti trattati.

L’evento si inserisce all’interno della Rome Future Week, che ha come obiettivo quello di informare i cittadini sulle possibilità terapeutiche della radiologia che è una branca ibrida tra la radiologia tradizionale (Tac, ecografia, risonanza) e le procedure mininvasive percutanee o intra-arteriose.

Ogni anno al Policlinico Gemelli vengono effettuate dalle 4.500 alle 5.000 procedure di radiologia interventistica, presso le due sale angiografiche della radiologia.

È sempre più comune oggi parlare più propriamente di procedure minimamente invasive, guidate dalle immagini, che vengono utilizzate in campo diagnostico e per il trattamento di una serie di patologie, dalle benigne a quelle oncologiche dove queste metodiche stanno trovando sempre più spazio. Procedure più precise, perché guidate dalle immagini, senza ferite chirurgiche, dunque senza il rischio di complicanze infettive o brutte cicatrici, con una ripresa rapidissima del paziente e un risparmio sui costi dell’ospedalizzazione.

“Per radiologia interventistica – spiega Roberto Iezzi, Professore Associato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore UOC Radiologia d’Urgenza e Interventistica, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – si intendono quelle procedure che utilizzano approcci radiologici (ecografia, fluoroscopia, TAC e RMN) non solo a scopi diagnostici, ma anche terapeutici”. Le procedure si distinguono in ‘percutanee’ e ‘intra-arteriose’ (rispettivamente, approccio attraverso la cute o attraverso un’arteria) e vengono effettuate senza tagli chirurgici, in anestesia locale o in sedazione. Questo implica per il paziente una minore invasività, un brevissimo ricovero e una rapida ripresa delle normali attività quotidiane. Le procedure di radiologia interventistica si applicano a patologie benigne e maligne, in campo diagnostico e terapeutico. “Ma a farla da padrona in questo campo – ricorda il Prof Iezzi – è la radiologia interventistica oncologica che, attraverso trattamenti di termoablazione, chemio-embolizzazione, radio-embolizzazione, si affianca sempre più a chirurgia, radioterapia e chemio-immunoterapia nel trattamento dei pazienti”.

“Il fulcro di tutto naturalmente è il board multidisciplinare – sottolinea Evis Sala, Professore Ordinario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia Oncologica, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – che, con un approccio multimodale, personalizzato, specifico per quel paziente, con quella specifica lesione con un determinato pattern istologico e molecolare, offre al paziente la migliore opzione terapeutica. La radiologia interventistica utilizza strumenti innovativi di calibro sempre più piccolo e sempre più preciso; imprescindibile per il suo successo è anche l’innovazione tecnologica delle apparecchiature radiologiche. Negli ultimi anni all’evoluzione tecnologica correlata a nuovi devices si associa l’utilizzo di software di intelligenza artificiale e tecnologie correlate alla radiomica che potranno predire la risposta ai trattamenti e quindi consentirci di selezionare quello più indicato per ciascun caso”.

“Oggi – spiega il professor Iezzi – disponiamo inoltre di software di guida che rendono le procedure sempre più efficaci e sicure. In ambito benigno, nuovi approcci di embolizzazione si applicano ad esempio a patologie benigne ginecologiche (fibromi uterini, varicocele femminile, sindrome da congestione pelvica), urologiche (varicocele maschile, ipertrofia prostatica benigna), vascolari ed addominali (malformazioni vascolari, trattamento malattia emorrodaria). Le applicazioni oncologiche riguardano principalmente i tumori del fegato, primitivi (epatocarcinomi, colangiocarcinomi) o secondari ossia le metastasi epatiche (es. da tumore del colon retto, polmonari, ginecologici e urologici). Più di recente le indicazioni si sono allargate a tumori polmonari (primitivi o secondari) e renali. Infine, la disponibilità di device ablativi di piccolo calibro, ci ha consentito di intervenire anche su tumori pancreatici e ginecologici”.

Tra le prospettive future, quella di associare queste procedure alle nuove frontiere dell’oncologia, in particolare all’immunoterapia. “I nostri devices – anticipa Iezzi – fungeranno da carrier per portare le terapie oncologiche direttamente sul tumore, sull’organo target, andando a ridurre eventi avversi ed effetti collaterali e migliorando così il livello qualitativo di vita dei pazienti”.

Nel campo delle patologie benigne, le procedure interventistiche, oltre a rappresentare un’alternativa al trattamento chirurgico tradizionale, lo possono andare ad affiancare. “Far precedere l’intervento vero e proprio da una procedura interventistica (cosiddetto ‘bridge’) può rendere la chirurgia meno invasiva e più sicura. È il caso ad esempio della rimozione di una lesione ipervascolarizzata, che espone durante un intervento tradizionale al rischio di un grave sanguinamento; l’embolizzazione pre-operatoria (cioè la de-vascolarizzazione della lesione) può rendere ‘esangue’ il letto operatorio e quindi più semplice, efficace e sicuro il successivo lavoro del chirurgo”.

La radiologia interventistica è preziosa anche sul versante diagnostico, consentendo di tipizzare con sempre maggior precisione le patologie tumorali, attraverso biopsie non chirurgiche che permettono di fare diagnosi non solo istologiche, ma molecolari e recettoriali. Questo faciliterà l’organizzazione di nuovi trial oncologici con farmaci innovativi.

Fonte: Tavola Rotonda su innovazione tecnologica e radiologia interventistica – Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS (policlinicogemelli.it)

Visualizzazioni: 197