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Tumori ginecologici: la chirurgia mini-invasiva e il trattamento personalizzato al centro dell’intervista con il dottor Valerio Gallotta

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Il 9 aprile scorso, la pagina Facebook ufficiale di ALTo Associazione Lotta al Tumore Ovarico – ha ospitato una diretta di grande rilevanza scientifica, condotto dalla presidente Maria Teresa Cafasso, con il dottor Valerio Gallotta, Dirigente Medico dell’Unità di Ginecologia Oncologica presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma. L’evento ha offerto un approfondimento sui temi della chirurgia mini-invasiva e del trattamento personalizzato, mentre nella seconda parte la tesoriera dell’associazione, Enza Bologna, ha raccolto le domande del pubblico.

Un ritratto del dottor Valerio Gallotta: eccellenza e dedizione

La presidente Maria Teresa Cafasso ha introdotto il dottor Valerio Gallotta, descrivendo la sua brillante carriera e il contributo straordinario al campo della ginecologia oncologica. Con oltre 180 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali di rilievo, il dottor Gallotta ha anche contribuito a numerosi capitoli di libri, partecipa all’editorial board di diverse riviste scientifiche, tra cui lo European Journal of Surgical Oncology, ed è membro della Società Asiatica di Chirurgia Ginecologica Robotica.

In un’intervista, ha descritto la chirurgia come una disciplina che “nasconde e rivela”, regalando piccole scoperte ogni volta che ci si confronta con essa, sottolineando che la pratica chirurgica richiede sacrificio, dedizione, studio, passione e concentrazione. La presidente ha ringraziato il dottor Gallotta per aver accettato l’invito, non solo a partecipare alla diretta ma anche a far parte del comitato scientifico dell’associazione ALTO.

Il dottor Gallotta, a sua volta, si è raccontato durante la diretta, ripercorrendo le tappe significative del suo percorso professionale e umano. Laureatosi presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 2002, ha intrapreso un tirocinio post-laurea in Austria, per poi tornare in Italia, dove ha incontrato il professor Giovanni Scambia, figura decisiva che ha orientato la sua carriera verso la ginecologia oncologica. Successivamente ha frequentato la Charité di Berlino, sotto la guida del professor Schneider, luminare nel campo della chirurgia mini-invasiva.

Gallotta ha evidenziato l’importanza della collaborazione con colleghi e mentori, tra cui la professoressa Fagotti e il professor Francesco Fanfani, sottolineando come l’eccellenza clinica vada di pari passo con un impegno umano e morale. Ha descritto la chirurgia come una disciplina che nasconde e rivela, in grado di regalare piccole scoperte ogni volta, e che richiede sacrificio, dedizione, studio e passione. Questi valori rappresentano il cuore della sua pratica medica.

La seconda opinione: uno strumento di consapevolezza e fiducia

Un tema di particolare interesse emerso durante l’intervista è stato il valore della seconda opinione, una risorsa fondamentale per le pazienti che affrontano una diagnosi oncologica. Il dottor Gallotta ha spiegato che richiedere una seconda opinione non deve mai essere percepito come una mancanza di fiducia nel medico curante, ma piuttosto come un diritto del paziente e un’opportunità di consapevolezza.

“La seconda opinione – ha dichiarato – è un momento molto importante perché permette di analizzare il caso clinico con ulteriore attenzione e offre serenità alla paziente di avere la possibilità di confrontarsi con altri specialisti.” Il dottore ha aggiunto che, grazie alle tecnologie moderne, come la telemedicina, questo passaggio può essere reso più accessibile e utile per confermare la validità del percorso terapeutico intrapreso.

Gallotta ha anche sottolineato l’esistenza di reti di riferimento e centri di eccellenza, sostenuti da associazioni di pazienti e società scientifiche, che garantiscono alti standard di qualità e consentono alle pazienti di trovare i professionisti più adatti al proprio caso. Ha evidenziato il lavoro della Società Europea di Ginecologia Oncologica, presieduta attualmente dalla professoressa Fagotti, che coordina gli esperti per assicurare un supporto clinico ottimale.

Medicina personalizzata e multidisciplinarietà

Il futuro della cura oncologica ginecologica si dirige verso un trattamento sempre più personalizzato, basato sull’integrazione di dati clinici, biologici e genetici. Il dottor Gallotta ha descritto l’importanza della collaborazione tra chirurghi, radiologi, patologi, genetisti e oncologi per garantire trattamenti mirati. Nei tumori ovarici, per esempio, la chirurgia primaria e secondaria devono essere pianificate sulla base delle caratteristiche biologiche della malattia e delle specificità della paziente.

Particolare attenzione è rivolta alla chirurgia laparoscopica, che consente di esplorare i quadranti addominali e valutare la fattibilità di interventi citoriduttivi ottimali grazie a strumenti come il Fagotti Score, sviluppato presso il Policlinico Gemelli.

Il fertility sparing: una conquista per le pazienti giovani

Uno dei temi centrali affrontati è stato il fertility sparing, una soluzione terapeutica dedicata alle giovani pazienti con tumori ovarici in stadio iniziale. Gallotta ha spiegato che questa tecnica richiede una stadiazione completa e un approccio multidisciplinare che coinvolga radiologi, patologi, genetisti e psicologi. Diagnosi precise e l’analisi dettagliata dei parametri clinici permettono di offrire una possibilità concreta di preservare la fertilità senza compromettere la qualità delle cure.

Protocolli innovativi nella cura del tumore ovarico

Durante l’intervista, Gallotta ha approfondito l’importanza di protocolli clinici che guidano le decisioni terapeutiche. Ecco uno sguardo più dettagliato ai principali protocolli discussi:

Scorpion Protocol: Questo protocollo, sviluppato dal Policlinico Gemelli, ha confrontato l’efficacia della chirurgia upfront con la chemioterapia neoadiuvante nei casi di tumore ovarico avanzato. Ha dimostrato che, pur avendo efficacia oncologica simile, la chemioterapia neoadiuvante riduce le complicanze post-operatorie nei casi più complessi, rendendo più semplice la gestione chirurgica successiva.

Desktop 3: Si tratta di uno studio multicentrico che ha dimostrato l’efficacia della chirurgia secondaria per le pazienti con recidiva platinosensibile, ossia con un intervallo di almeno 12 mesi dall’ultima terapia con platino. Il protocollo ha evidenziato che una citoriduzione completa in questo contesto migliora significativamente la prognosi, sottolineando l’importanza di una selezione accurata delle pazienti e l’utilizzo di tecniche mini-invasive per garantire risultati ottimali.

OV-HIPEC 1: Pubblicato da un gruppo olandese, questo studio multicentrico ha validato l’uso della chemioterapia intraperitoneale durante la citoriduzione di intervallo (IDS). È stato dimostrato che questa tecnica migliora non solo il tempo libero da malattia (DFS) ma anche la sopravvivenza globale di circa 10-12 mesi rispetto ai trattamenti standard.

Lion: Questo studio, più datato, ha dimostrato che la linfadenectomia deve essere effettuata solo in presenza di evidenze di linfonodi metastatici, ponendo l’accento sull’importanza della valutazione radiologica e intraoperatoria nella pianificazione chirurgica.

Questi protocolli, combinati con un approccio multidisciplinare, costituiscono una base solida per ottimizzare i trattamenti e migliorare la qualità di vita delle pazienti.

Un messaggio di speranza

Il dottor Gallotta ha lasciato un messaggio conclusivo rivolto alle donne che affrontano una diagnosi oncologica e alle loro famiglie. Ha sottolineato quanto il trattamento delle neoplasie sia cambiato rispetto al passato, evidenziando i progressi ottenuti grazie all’impegno di ospedali, università e specialisti. “Oggi – ha spiegato – vediamo risultati clinici e umani straordinari, che fino a pochi anni fa sarebbero stati impensabili.” Gallotta ha aggiunto che l’innovazione scientifica e medica ha rivoluzionato le aspettative di vita e la qualità delle cure, offrendo alle pazienti concrete possibilità di guarigione e miglioramento.

Concludendo, il dottore ha ribadito l’importanza di condividere questi progressi con le pazienti, attraverso un dialogo aperto e costante, pianificando trattamenti personalizzati che considerino non solo la malattia, ma anche la persona nella sua interezza. “Il mio messaggio – ha affermato – è di grande speranza e incoraggiamento: siamo in grado di trasformare una diagnosi difficile in un percorso di cura e guarigione. Questo è ciò che mi motiva ogni giorno.”

Il dott. Valerio Gallotta: messaggio conclusivo rivolto alle donne che affrontano una diagnosi oncologica e alle loro famiglie.

Il dott. Valerio Gallotta e la tesoriera dell’associazione ALTO Enza Bologna

La seconda parte dell’intervista: le domande del pubblico

Nella seconda parte della diretta, Enza Bologna, tesoriera dell’associazione ALTO, ha moderato uno spazio dedicato alle domande del pubblico, che sono state poste al dottor Gallotta.

Enza ha iniziato ringraziando il dottore per la chiarezza e la disponibilità con cui ha affrontato argomenti complessi, rendendoli comprensibili anche ai non addetti ai lavori. Il pubblico, che ha seguito numeroso la diretta, ha manifestato grande apprezzamento per il messaggio positivo e incoraggiante del dottor Gallotta. Sono stati molti i saluti e i ringraziamenti giunti in chat.

Tra le domande, una spettatrice ha chiesto di approfondire l’importanza della chirurgia mini-invasiva nella gestione delle recidive tumorali. Gallotta ha spiegato come la laparoscopia e la robotica offrano notevoli vantaggi in termini di precisione, riduzione delle complicanze e recupero più rapido, soprattutto in pazienti già sottoposte a trattamenti intensivi come chemioterapia o radioterapia. Ha inoltre sottolineato l’importanza di un approccio multidisciplinare per pianificare ogni intervento nel modo più efficace possibile.

Un’altra domanda si è concentrata sul trattamento fertility sparing e su come esso venga integrato nei casi di tumori ginecologici in fase iniziale. Il dottor Gallotta ha ribadito quanto sia cruciale individuare precocemente la malattia e collaborare con un team di specialisti, inclusi radiologi, patologi, ecografisti e genetisti, per garantire alle giovani pazienti la possibilità di preservare la fertilità senza compromettere la sicurezza oncologica.

Infine, in risposta a una domanda sulla scelta del centro medico per le cure oncologiche, Gallotta ha enfatizzato il valore dei centri di riferimento e delle reti di specialisti che garantiscono qualità, esperienza e accesso ai trattamenti più innovativi. Ha incoraggiato le pazienti a fare affidamento su associazioni e risorse online per identificare le migliori strutture in base alle loro esigenze specifiche.

L’intervista si è conclusa con i ringraziamenti della presidente Maria Teresa Cafasso, che ha espresso gratitudine per la disponibilità del dottor Gallotta e per la ricchezza delle informazioni condivise. La presidente ha inoltre auspicato di poter collaborare nuovamente in futuro, per continuare a sensibilizzare e informare il pubblico sui temi delle neoplasie ginecologiche.

Per chi desidera rivedere la diretta, è possibile accedere al video cliccando qui.

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a cura di: Maria Vaudo
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